Nota su D. M. di recepimento della Direttiva Comunitaria 45/2014
Perché un decreto e non un disegno di legge? Era meglio un passaggio parlamentare?
E’ una scelta abbastanza inusuale, di solito le direttive passano per il Parlamento. Dalla mia esperienza a
livello nazionale, posso dire che un passaggio in parlamento ha almeno tre implicazioni: i tempi di
recepimento sono sicuramente più lunghi, il testo può subire modifiche a volte eccessive (il famoso attacco
alla diligenza), oltre ogni previsione, infine, e questo poteva essere un aspetto positivo, la possibilità di
modificare la normativa vigente.
La scelta ministeriale, molto probabilmente dettata da un’azione tardiva e dalla conseguente necessità di
procedere entro i tempi imprevisti dall’Europa, evita le implicazioni negative ma non ti consente di
modificare la legislazione vigente. Un’occasione persa, infatti ci sarebbe un gran bisogno, di riformare in
maniera organica il settore a partire da alcuni chiarimenti normativi, alle disposizioni sui controlli più
stringenti e sanzioni adeguate, anche alla luce delle verifiche che oggi è possibile fare con il protocollo
informatico. Il protocollo MCTCNet2, finanziato peraltro dai nostri centri revisione a fronte di una tariffa
bloccata da oltre dieci anni, doveva servire proprio a questo, ma gli strumenti per essere efficaci devono
essere affiancati da scelte politiche coerenti che evidentemente scarseggiano e sulle quali dobbiamo
insistere. Inoltre, va chiarito che il decreto non è altro che una copia più o meno puntuale della Direttiva,
quindi il lavoro vero sarà trasferito nella scrittura delle circolari attuative.
Quali sono le novità più importanti presenti nel decreto?
Sono sostanzialmente due: il livello più strutturato della formazione professionale del responsabile tecnico,
che da ora in poi si chiamerà ispettore, e l’inquadramento dello stesso. Ma per capire nel merito i
cambiamenti dobbiamo aspettare i decreti attuativi che abbiamo chiesto di valutare insieme prima della
emanazione.
Il responsabile tecnico diventa ISPETTORE e si parla di formazione? Per chi lavora cosa cambia?
Ad oggi non cambia nulla, dopo i decreti è molto probabile che chi già opera come responsabile
tecnico/ispettore dovrà organizzarsi, in tempi ragionevoli, per fare dei corsi di aggiornamento. Per chi vuole
diventare ispettore sarà definito un percorso formativo più strutturato a livello di contenuti. Si dovrà
discutere i contenuti formativi per i nuovi ispettori e per i corsi di aggiornamento degli attuali. Sui contenuti
c’è un allegato al decreto che li definisce, bisogna definire quante ore, chi la può fare, etc…
Terzietà dell’ispettore
Questo punto è dirimente, sul quale il ministero però si è limitato a ricopiare, parola per parola, quanto
scritto nella direttiva. In linea di principio è corretto e noi siamo l’unico paese d’Europa ad avere
contemporaneamente riparazione e controllo. Aspettiamo un confronto di merito con il ministero per capire
come si intende procedere. In ogni caso si dovrà tener conto dell’attuale modello di impresa esistente e fare
in modo che i cambiamenti siano graduali con i tempi necessari. Per evitare che l’ispettore diventi una figura
autonoma dall’officina avevamo proposto, insieme a Confartigianato, la valutazione di andare verso la
separazione tra RT dell’officina e RT del centro di revisione, l’istituzione di un registro (non di un albo) presso
il Ministero con le qualifiche acquisite, tutte cose che andremo a discutere con il Ministero.
Certificato di revisione, cosa cambia?
Il certificato di revisione in realtà già esiste, ed oggi è il tagliando adesivo che si applica sul libretto con
l’esito della revisione. Rispetto all’attuale, domani al posto dell’etichetta ci sarà un modulo, penso
predisposto dalla motorizzazione e disponibile online, che, oltre alle informazioni contenute sull’etichetta,
dovrà indicare anche: la lettura del contachilometri, la data del successivo controllo, nome dell’organismo
che effettua il controllo e firma o dati identificativi dell’ispettore responsabile del controllo.
Nuove attrezzature: ci sarà da spendere altri soldi per aggiornarsi?
Alcuni cambiamenti sulle attrezzature ci saranno ma stiamo parlando del 2023. Come CNA partecipiamo ai
tavoli tecnici del Ministero, il C.S.R.P.A.D, dove si lavora alle modifiche tecniche sulle attrezzature imposte
dalla direttiva. La nostra presenza al tavolo serve proprio a vigilare affinché le modifiche siano realmente
giustificate da un’esigenza di controllo sulla sicurezza del veicolo. Se i controlli che si fanno oggi sono
sufficienti a garantire la sicurezza non si può imporre una modifica delle attrezzature.
A chi spetteranno i controlli e quali sono i rischi per il centro?
I controlli continuerà a farli il responsabile tecnico/ispettore, sulla responsabilità dell’RT e del centro, finché
non sappiamo come verrà inquadrata la figura dell’ispettore all’interno del centro, è difficile fare ipotesi.
Cosa possiamo fare per garantire i diritti della categoria?
1. Continuare a chiedere controlli e rispetto delle regole.
2. Dialogare con il ministero per la definizione delle circolari attuative e definire un percorso di
adeguamento che sia sostenibile per le imprese.
3. Supportare le imprese nelle attività di formazione che saranno obbligate a fornire ai responsabili
tecnici dei centri.
4. Vigilare su tutte le disposizioni che riguardano le attrezzature, costo vivo per le imprese. Su
quest’ultimo punto, a garanzia delle imprese sarebbe opportuno che le verifiche periodiche delle
attrezzature venissero eseguite da un soggetto terzo, senza che questo si traduca in una ulteriore
lievitazione dei prezzi per le imprese.